domenica 3 novembre 2013

Open your doors.

Sola a casa, non so bene cosa fare. Mi sento un po' "restless", non so stare ferma, piena di pensieri e di cose che vorrei fare, ma anche stanca e demoralizzata.Tigro dorme dietro la televisione e Frida dorme nel cestino di vimini con la copertina, anche loro mi stanno dicendo che questa serata me la devo smazzare io, e non rompere le palle. O__O
E allora mi lascio un po' andare a questa tristezza che arriva dopo giorni intensi e anche felici, tristezza che non ho problemi ad accogliere, quando sta lontana per troppo tempo ne sento la mancanza, come se la mia vita non ne potesse fare a meno. Penso che a volte faccio troppa fatica a tenere un sorriso nel cuore e sulle labbra, e che anche se dentro di me si fortifica ogni giorno una vocina che mi dice di andare avanti "no matter what", ci sono momenti in cui il mio petto si gonfia e le lacrime spingono forte dietro gli occhi.

Senza che me ne accorgessi, nel tempo dentro di me si è creata una convinzione davvero incrollabile che le cose andranno come devono andare - magari non nel modo MIGLIORE PER ME, magari non nel modo in cui voglio io - "Maybe not from the sources you are staring at" , citando Bjork. Ma decisamente in un modo che alla fine avrà un senso, se avrò il coraggio di guardare a fondo. E questa convinzione toglie a poco a poco la paura dell'incertezza e del domani.
E' come se ci fosse un angolo di pace che si autoalimenta, che si scalda, si illumina, e per osmosi fa del bene a tutto quello che gli sta intorno. Anche nei momenti bui, è una piccola fiamma di speranza che non ha nulla di religioso ma che sicuramente porta con sè una parte di fede.

E' un angolino che racchiude quel poco di buono che credo di avere fatto nella mia vita, che non è nulla se lo paragono al male fatto e pensato, soprattutto rivolto verso me stessa.
E stasera è con Silvia che mi piacerebbe parlare, Silvia che fa fatica ad ascoltare i consigli, che si mette sempre in discussione e che si affida troppo al giudizio degli altri.

I piccoli passi che hai fatto, Silvia, guardali. Renditene conto. Sei bravissima a minimizzare gli sforzi e i risultati, e sarebbe ora che ti gratificassi almeno un pochino. Smettila di farti del male. Smettila di sfogarti nei modi sbagliati. Smettila di essere angosciata dai dubbi, smettila di guardare alle vite degli altri e di pensarle migliori della tua. Smettila di pensare che la tua vita è vuota e scarsamente significativa, che tutto quello che fai è approssimativo e mediocre.

La Silvia che vedo io sorride, scherza, ama la vita e ama il suo lavoro, ha voglia di fare mille cose e ne pensa altre diecimila, non ha paura di fare progetti sopra le sue possibilità e poi di provare a vedere se si possono realizzare. La Silvia che conosco lavora duramente ogni giorno, si sfinisce e impara, e non si sente mai arrivata, ma ogni giorno più ricca. Questa Silvia non ha bisogno dei soldi ma sa che servono, è coscienziosa ma non dipende dai suoi guadagni. E' rimasta una bambina a cui piacerebbe ogni tanto essere presa in braccio dal suo papà. Una bambina a cui mancano tanto le gite nei boschi a raccogliere funghi e castagne, e quella sensazione di essere piccola e di avere un grande da seguire. Una bambina che adora il fuoco nel camino e i vasetti di marmellata nelle coperte. 

La Silvia che mi piacerebbe vedere più spesso usa i coltelli e le forbici solo per tagliare le verdure, mangia perchè ha fame e non per riempire un vuoto che poi diventa troppo pieno. Conta fino a dieci prima di arrabbiarsi o di piangere. Non elemosina la presenza degli altri come se fosse acqua nel deserto. Non decide di odiare le persone e di farne una ragione di vita.

La Silvia che spesso si assopisce e non si fa vedere è capace di vedere gli altri e accettarli per come sono, magari non sempre ma spesso, sempre più spesso. Ama e si lascia amare, accetta l'abbraccio di un'amica e il consiglio di un'altra. Cerca le risposte negli altri ma torna nella sua tana prima di decidere cosa è meglio per lei. Sogna e sogna e sogna, senza preoccuparsi se i sogni rasentano l'impossibile, sa che quello che riesce a immaginare può provare a ottenerlo.
Cade una volta ma sa che tutti cadono, e chi non si rialza non sta lottando abbastanza per essere felice.

Se potessi le darei un abbraccio, quello che in questo momento si aspetta ma che non arriva, che la fa sentire sola e vuota e senza senso. Perchè va bene essere esigenti e volere sempre il meglio, ma non si può sempre essere forti.
La guarderei negli occhi e le direi: " vai avanti così, che stai facendo bene", le prenderei una mano e gliela terrei fra le mie, per farle sentire che può rilassarsi un attimo.

Ti auguro, Silvia, una vita non lunga. So che non vuoi vivere a lungo, che hai questo costante presentimento che i tuoi anni siano contati. Ma so che non conta quanto si vive, conta come si vive. E allora ti auguro di vivere una vita piena di ricerca, piena di gioie semplici, piena di scoperte, piena di emozioni. Lasciati avvolgere da ognuna delle emozioni che proverai, se avrai voglia ne racconterai qualcuna su un palcoscenico, se vorrai di altre scriverai due righe. E se non avrai voglia di condividerle, tienile dentro di te come un tesoro degno del più ricco dei pirati.

La vita è bella e lo sai. C'è un tempo per piangere e un tempo per sorridere. Ma più spesso pianto e sorriso si intrecciano e si rincorrono su labbra incredule e stupite.


Nessun commento:

Posta un commento