giovedì 25 ottobre 2012

Tempo

"Tempo
Comunque vadano le cose lui passa
E se ne frega se qualcuno è in ritardo
Puoi chiamarlo bastardo ma intanto è già andato

E fino adesso niente lo ho mai fermato
E tuttalpiù forse lo hai misurato"

Si, il tempo ti tira fuori gli insulti per quella sua smania di passare troppo, troppo in fretta. E la cosa sconvolgente è che il trascorrere di ore e minuti dipende in modo pauroso da quello che provi mentre il tempo passa, mentre sei occupato in quello che stai facendo. Se hai mille cose da fare e ti butti nel vortice in cui una dopo l'altra hai intenzione di farle tutte, non ti accorgi nemmeno che le lancette percorrono ineluttabili giri e giri... Quando hai una scadenza vorresti che il tempo si dilatasse a tuo piacimento, vorresti poterlo fermare qualche ora, e riprendere quando sai sicuro che riuscirai a fare tutto.

Oppure invece sembra fermarsi, quando stai male e devi comunque assolvere ai tuoi compiti, quando fai qualcosa che ti impiccheresti pur di non fare, anche quando stai con qualcuno di cui non ami fino in fondo la compagnia. Guardi l'orologio ogni due minuti, sperando che al posto di quei due minuti ne siano passati venti. E lì assimili il concetto di eternità.

Il tempo è un bastardo? Non credo, credo che siamo più stupidi noi a volerlo vivere in un modo che ci fa stare male. E parlo con cognizione di causa. Gli eventi della vita ti insegnano che è parte della natura umana inseguire sempre qualcosa, darsi degli obiettivi, sognare, fare progetti. E il tempo e le nostre energie sono gli unici strumenti che abbiamo per provare ad arrivare dove vorremmo. E una incrollabile fiducia. Nonostante tutte le difficoltà.

Ma quegli stessi eventi ti insegnano anche che il tuo cammino si può interrompere in qualsiasi momento, senza preavviso, e che il tuo tempo può finire senza spiegazioni e senza ricorsi. Non ci pensi mai, alla morte, ma ti accorgi ogni tanto che è sempre intorno a te, che ti sfiora mentre guidi, mentre attraversi una strada, mentre vai al ristorante, anche mentre non stai facendo nulla è in qualche modo presente, nel tempo che scorre e che sempre più ti avvicina al tuo momento finale.

Eppure quando sei giovane ti senti invincibile, senti che arriverà il momento di averne paura, ma non ora. Ora è il momento di fare sogni, progetti, avere idee, sperimentare, vedere il mondo.

Mio padre è morto quando ero all'ultimo anno di liceo. Era febbraio, avevo un esame di francese il pomeriggio, ricordo che ero appena arrivata a casa da scuola e mi stavo preparando il pranzo. Telefonata di mia madre. Esame annullato. E mi sono trovata in un vortice di azioni e eventi di cui ho un vago ricordo, ma che sembrava poco avessero a che fare con la morte di una persona.

Mio padre è morto su una pista da sci. Ho sempre pensato in questi anni che almeno è morto facendo qualcosa che amava,, un po' come se io morissi ballando o facendo l'amore col mio fidanzato o tenendo in braccio i miei gatti.

Mio padre è morto nella solitudine delle sue montagne, che rispecchiava così bene il biancore solitario del suo mondo interiore, il suo cuore triste, triste come un paesaggio innevato.

Per molti anni ho creduto che un attacco di cuore, la spiegazione che me ne avevano dato, era la verità. Ma ora nella mia mente è arrivato un dubbio, un dubbio che è il risvolto di un mio pensiero più generale sulla morte,e  su come le persone muoiono. Perchè ci sono persone che muoiono all'improvviso e persone che muoiono dopo lunghe malattie, di mesi, anni?

Io sono convinta che in qualunque modo tu muoia, è perchè così hai voluto tu. Anche senza saperlo.I tuoi pensieri profondi, quelli che neanche tu vuoi ammettere a te stesso, ti portano in una direzione o nell'altra, e in questo modo ti trovi lungo una strada che ha una fine precisa.

Mio padre era solitario, introverso, intransigente, selettivo. Viveva in una torre d'avorio che a volte era inaccessibile anche a me, sua figlia. Io che volevo tanto vederlo felice. Volevo vederlo sorridere e avrei fatto qualunque cosa. Ma adesso so che per essere felice lo devi VOLERE cazzo. Devi romperti il culo ogni giorno per essere felice, per godere di ogni momento, per non avere rimpianti.

Mio padre non può più essere il mito che l'ho fatto diventare. Quando muori, è come se scomparissi, anzi diventi una assenza che è una presenza ingombrante all'ennesima potenza. Perchè nessuno vuole parlare di te, la gente ha paura che parlare di te possa far soffrire qualcuno. E quindi va così. Nessuno ne parla più e tu piano piano è come se non fossi mai esistito.I morti diventano un taboo, diventano qualcosa di scomodo come una malattia. 
Ma noi non abbiamo colpa per i morti della nostra vita, e il dolore di una perdita è sacrosanto, non è qualcosa da farsi passare al più presto come un raffreddore.

La faccia triste che gli altri mettono su quando ti chiedono, tuo padre che lavoro fa? e tu dici che è morto....Non dovrebbe finire così....Dovresti dire: Mio padre faceva un lavoro che neanche adesso ho capito che cazzo facesse, mio padre mi portava a raccogliere i funghi e le castagne nei boschi, proprio in questa stagione, i funghi li portavamo a mia nonna che ce li cucinava, e facevamo le caldarroste in cortile con la stufa, sul fuoco vivo; mio padre mi portava in montagna a sciare, si andava in montagna qualche volta anche d'estate, o al lago.
A mio padre non piaceva molto il mare, ma durante l'ultima vacanza insieme mi aveva comprato un quadro che mi piaceva, e che ho oggi qui appeso davanti agli occhi, sul muro di casa di Michi: un quadro con dei cavalli in riva al mare, dipinto non su una tela ma su una tavola di legno, con una cornice nera grossa che ben si sposa con l'azzurro del mare. 

Mio padre era la sola persona con cui potessi parlare di quanto è strano il mondo senza sentirmi una aliena, di quanto sono strane le cose che facciamo senza pensarci, le cose che abbiamo intorno a noi.Mio padre amava la musica classica, ma da lui ho ereditato due cofanetti dei Beatles su cui ho imparato il mio primo inglese, poi coltivato con così tanto amore negli anni successivi. E tutta la musica classica dei suoi cd io l'ho ascoltata dopo, quando lui già non c'era più. E ho capito che cosa si muoveva dentro di lui quando la ascoltava.

Ho capito che tutta la bellezza che i suoi occhi vedevano, tutta la bellezza che le sue orecchie ascoltavano, perdeva un po' del suo significato perchè non era condivisa con nessuno. Solo a volte con me. E non si può essere felici in una torre d'avorio, per quanti usignoli dorati possano intonare canti celestiali.

Non è facile costruirsi delle opinioni su chi è morto e non può più replicare. Ma in questo preciso istante insegnerei a mio padre che piangersi addosso non è la soluzione, che imitandolo io ho passato anni a fare la vittima pensando che fosse la mia unica possibilità per attirare l'attenzione degli altri. Per poi scoprire che avevo sbagliato tutto. Che avrei dovuto smettere di piangere, e dare a tutto una possibilità. A tutte le cose e a tutte le persone.

Sento di avere un dovere nei confronti di mio padre. Non può morire una seconda volta, dentro di me. Non posso ricacciarlo in un angolo, nell'angolo in cui è stato tutti questi anni, perchè era più comodo per tutti, per gli altri che non ne volevano sentire parlare perchè poi non sapevano se consolarti o cosa fare. Non posso dimenticare quello che mi arriva da lui, quello che mi ha insegnato. Non posso dimenticare i momenti belli e quelli brutti, non posso dimenticare che era una persona come me, con difetti e pregi di cui non deve chiedere scusa. E se mi dimentico di lui, sarà solo perchè pensare a lui non sarà più qualcosa che mi sforzo di fare, ma sarà un'altra parte naturale di me.

La felicità è sempre a portata di mano, ma se non la vuoi non busserà mai alla tua porta. E se è vero che nella tua vita arrivano degli angeli in incognito, delle persone che ti mostrano una strada alternativa a quella della solitudine, tu devi accoglierle e iniziare a collaborare. Dimenticarti della parte lagnosa e vittimista di te, cambiare il tuo punto di vista e PROVARE ad essere felice. Se ci provi bene, può anche succedere che tu ci riesca. Anzi è probabile. E sarà ancora più bello riconoscere che sei stato tu. Ringrazierai i tuoi angeli, ma sarai cosciente che è stato il tuo cuore a cambiarti. Veramente il cuore ha il potere di spostare le montagne. Non ti farà vivere in eterno, ma ti farà vivere il tempo che hai in un modo che arriva sempre dalla parte profonda  di te.

Di tempo ce n'è sempre poco, ma non è MAI sprecato quello trascorso ad ascoltare. Soprattutto se stessi.

2 commenti:

  1. Ho passato 24 anni della mia vita ad essere angosciata per questo mio padre chiuso nella torre d'avorio, ma a differenza del tuo non aveva relazione neacnhe con me e nessuna valvola di sfogo, non amava niente e spingeva tutti a credere che niente valga la pena perchè niente è necessario ma chiaramente non era il ritratto della felicità. Ha vissuto tutta la vita pieno di malattie psicosomatiche, continuamente cupo, triste, affranto e abbastanza disperato. Suo padre si è suicidato a 60 anni e io ho sempre sperato che, quando anche mio padre li avesse compiuti, non avrebbe seguito le sue orme. Mio padre quest'anno compie 61 anni, è ancora vivo. E'già un buon traguardo e ad essere onesta mi sembra che non abbia intenzione di suicidarsi. Si è appena appena tirato un po'su. Ma per questo piccolo, misero passo ha dovuto prima essere cacciato a forza dalla moglie da casa sua, lasciare le sue figlie, iniziare a vivere in campagna da solo come un eremita. Cioè, capisci...passi la vita annientato e quando stai un po'meglio è perchè gli altri, fortunatamente, hanno preso le decisioni giuste per te. Io questo non l'ho mai potuto tollerare, ho patito le pene dell'inferno vedendo l'apatia e la rassegnazione dei miei da quando io abbia memoria...questo non è giusto, forse non essere felici è un diritto, ma se hai dei figli allora dovresti cercare di far capire loro che sarebbe il caso di educarsi alla felicità...perchè, quanto hai ragione! la felicità la devi volere, la devi costruire e la devi imparare! Io non so quale buona stella mi abia condotto quando ero ancora una preadolescente a questi più saggi pensieri, penso un connubio tra predisposizione, riflessione e culo, mia sorella non è stata così fortunata, ma ora io non tollero il piangersi addosso. Ho messo una distanza tra me e tutta la sofferenza accettata che vedevo in casa continuando a dirmi "Io non sarò così" e mettendomi in discussione ogni volta e questo mi ha portata ad essere la persona felice che sono oggi, ma non si può essere ovunque e riuscire a mettere a posto qualunque cosa e devo dire che, purtroppo, io sento odore di morte da sempre e fin troppo, è qualcosa che dovrei risolvere ma nel frattempo mi accompagna e mi tormenta. Ecco, ho finito male...però voglio aprire uno spiraglio di luce con una speranza: vorrei ballare questa sensazione e trasformarla in luce, non importa quanto tempo ci vorrà. Un abbraccio.

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  2. Grazie per condividere con me i tuoi pensieri. :-)
    Ora che mi ci fai pensare mio padre amava un libro Intitolato Il Soccombente, un libro che romanzava la vita di Glenn Gould morto a 51 anni nel pieno dei suoi virtuosismi pianistici. Lo avevo letto anche il quel libro, lo avevo trovato affascinante e a tratti inquietante. Mio padre si era convinto che 51 anni fosse l'età perfetta per morire. Sarà il caso, sarà la coincidenza, ma mio padre è morto proprio a 51 anni.

    Per questo mi sono convinta che se davvero vuoi morire, ci riesci.

    Non ti sentivi frustrata e ferita dal suo comportamento?

    Forse hai ragione, esiste il diritto alla infelicità. Ma quando nella tua vita compaiono persone che dipendono da te, subentra un dovere di responsabilità, a cui puoi anche decidere di sottrarti. Chi ne farà le conseguenze però non ha colpa di nulla.

    Nella mia storia è stata mia madre ad andarsene di casa. Io e mia sorella siamo state da sole con lui per un paio d'anni.

    Il vero peggio è stato quando lui è morto, quando abbiamo dovuto trasferirci a casa di nostra madre, che nel frattempo si era come si suol dire rifatta una vita.
    È strano come quello che pensi un evento già abbastanza pesante segni in realtà solo l'inizio di un periodo ancora peggiore.. Ma questa è un'altra storia che ci sarà modo di raccontare.

    Sai cosa? Forse la cosa più difficile è perdonare. Perdonare tuo padre di averti comunque abbandonata, di non averti vista, di avere preferito la propria solitudine.
    Perché solo facendo pace, accettando la diversità degli altri possiamo affermare la nostra.

    Un abbraccio!

    S

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