mercoledì 23 luglio 2014

Gatita de mi corazòn

Quando sei entrata la prima volta in casa hai miagolato forte, in modo quasi prepotente, perché ti sentissimo, perché vedessimo che eri arrivata. Avevo nel frigo solo delle fette di prosciutto e ti ho dato quelle, le hai divorate. Eri magra magra, con la coda lunga lunga e le zampine sottili.
Michi ha notato che forse stavi allattando, e per farti rimpinzare un po' sono corsa a prendere le crocchette al supermercato. Divorate anche quelle. Mi hai guardata ancora, e ho pensato che magari volevi anche qualche scatoletta.
Quando hai finito di mangiare ti ho seguita fuori dalla porta, ti sei infilata sopra il muretto, in quel pezzetto di giardino riparato da un grosso albero basso, e quando ho guardato in mezzo ai rami non ci credevo. Tre musetti tenerissimi, ti aspettavano e ti sei sdraiata paziente perché potessero poppare.
Ti ho vista sdraiarti nel bel mezzo del sentiero tra le case e allattare li i tuoi cuccioli, sempre allerta, sempre attenta a proteggerli.
Ti ho vista dormire con un occhio semi aperto per controllare i pericoli.
Ti ho vista coccolare i tuoi piccoli, ti ho vista leccarli con amore, ti ho sentita chiamarli con quel verso tutto particolare, quel richiamo che li faceva arrivare tutti e tre con le codine sollevate, felici, ansiosi di ritrovarti.
Ti ho vista rincorrerli nel prato, assecondare i loro giochi. Forse dopo tutto sei una mamma ma non sei tanto cresciuta neanche tu, e ti piace giocare come fanno i tuoi bimbi. Li ho visti morderti la coda, farti gli agguati, saltarti al collo e arrendersi a pancia all'aria alle tue coccole.
Ti ho vista divorare quello che ti davo da mangiare, chiedermene ancora. Ti ho vista mangiare per riprendere le forze, per poter sfamare i piccoli, e poi chiamarli perché potessero mangiare anche loro, e come hanno mangiato!!! All'inizio timorosi e guardinghi, giorno dopo giorno si sono fidati, hanno conquistato nuove vette, le sedie, il divano, il letto. E tu sdraiata appena fuori dalla porta, vigile ma tranquilla.
Ti ho vista proteggere i tuoi cuccioli da un gatto che non aveva buone intenzioni, ti ho sentita lanciare urla di sfida, ti ho vista inarcare la schiena e gonfiare la coda, ti ho vista tirare fuori tutta la cattiveria possibile insieme agli artigli, per difenderli. Ti ho vista trasformarti in una tigre senza paura di attaccare e lottare per quello che ha di più caro.
Ti ho sentita fare le fusa sotto le mia mani, ti ho vista socchiudere gli occhi e godere di quel piccolo momento di tenerezza.
Ti ho vista così forte e saggia che quasi pensavo non le volessi, le coccole. Invece sei una bambina anche tu, non ti danno fastidio le carezze, e se le vuoi le chiedi. Oggi, che è il giorno della nostra partenza, sei arrivata con la ciurma come tutti i giorni, ma non hai toccato cibo. Ti sei lasciata accarezzare ma non hai mangiato. Era il tuo modo di salutarmi? Il tuo modo di dirmi che capisci che sto andando via e che sei contenta del tempo passato insieme?
Ora che sono in volo riguardo le foto e i video fatti a te e ai tuoi zabetti. Come siete belli. Magrolini, vispi, stupendi.
Lasciarvi è stata dura, abituarsi alla vostra presenza in casa, ai miagolii di prima mattina, alle codine diritte a mo' di squaletti, è stato un attimo.
Torno a casa dai miei miciotti pensando che la vostra vita è così diversa, e mi sento in colpa perché loro non possono fare tutte le scorribande che fate tu e i tuoi piccoli, che non possono arrampicarsi sugli alberi come i tuoi cuccioli fanno già così bene. Penso che tutto ha un prezzo, che con la libertà arrivano i pericoli, e con la cattività la sicurezza. E sono sicura che Frida amerebbe giocare con voi, e vedo Tigro appollaiato su un albero a prendere l'ombra.
Mi dico sempre che non possiamo salvarvi tutti, ma non c'è niente meglio che incontrarci, e fare un pezzettino di strada insieme.
Sei una mamma meravigliosa, una micia coraggiosa e una felina dagli occhi belli.
Sono felice di averti conosciuta.
E spero che lungo la tua strada tu e i tuoi cuccioli incontriate amore, libertà, e tante avventure a lieto fine.

domenica 3 novembre 2013

Open your doors.

Sola a casa, non so bene cosa fare. Mi sento un po' "restless", non so stare ferma, piena di pensieri e di cose che vorrei fare, ma anche stanca e demoralizzata.Tigro dorme dietro la televisione e Frida dorme nel cestino di vimini con la copertina, anche loro mi stanno dicendo che questa serata me la devo smazzare io, e non rompere le palle. O__O
E allora mi lascio un po' andare a questa tristezza che arriva dopo giorni intensi e anche felici, tristezza che non ho problemi ad accogliere, quando sta lontana per troppo tempo ne sento la mancanza, come se la mia vita non ne potesse fare a meno. Penso che a volte faccio troppa fatica a tenere un sorriso nel cuore e sulle labbra, e che anche se dentro di me si fortifica ogni giorno una vocina che mi dice di andare avanti "no matter what", ci sono momenti in cui il mio petto si gonfia e le lacrime spingono forte dietro gli occhi.

Senza che me ne accorgessi, nel tempo dentro di me si è creata una convinzione davvero incrollabile che le cose andranno come devono andare - magari non nel modo MIGLIORE PER ME, magari non nel modo in cui voglio io - "Maybe not from the sources you are staring at" , citando Bjork. Ma decisamente in un modo che alla fine avrà un senso, se avrò il coraggio di guardare a fondo. E questa convinzione toglie a poco a poco la paura dell'incertezza e del domani.
E' come se ci fosse un angolo di pace che si autoalimenta, che si scalda, si illumina, e per osmosi fa del bene a tutto quello che gli sta intorno. Anche nei momenti bui, è una piccola fiamma di speranza che non ha nulla di religioso ma che sicuramente porta con sè una parte di fede.

E' un angolino che racchiude quel poco di buono che credo di avere fatto nella mia vita, che non è nulla se lo paragono al male fatto e pensato, soprattutto rivolto verso me stessa.
E stasera è con Silvia che mi piacerebbe parlare, Silvia che fa fatica ad ascoltare i consigli, che si mette sempre in discussione e che si affida troppo al giudizio degli altri.

I piccoli passi che hai fatto, Silvia, guardali. Renditene conto. Sei bravissima a minimizzare gli sforzi e i risultati, e sarebbe ora che ti gratificassi almeno un pochino. Smettila di farti del male. Smettila di sfogarti nei modi sbagliati. Smettila di essere angosciata dai dubbi, smettila di guardare alle vite degli altri e di pensarle migliori della tua. Smettila di pensare che la tua vita è vuota e scarsamente significativa, che tutto quello che fai è approssimativo e mediocre.

La Silvia che vedo io sorride, scherza, ama la vita e ama il suo lavoro, ha voglia di fare mille cose e ne pensa altre diecimila, non ha paura di fare progetti sopra le sue possibilità e poi di provare a vedere se si possono realizzare. La Silvia che conosco lavora duramente ogni giorno, si sfinisce e impara, e non si sente mai arrivata, ma ogni giorno più ricca. Questa Silvia non ha bisogno dei soldi ma sa che servono, è coscienziosa ma non dipende dai suoi guadagni. E' rimasta una bambina a cui piacerebbe ogni tanto essere presa in braccio dal suo papà. Una bambina a cui mancano tanto le gite nei boschi a raccogliere funghi e castagne, e quella sensazione di essere piccola e di avere un grande da seguire. Una bambina che adora il fuoco nel camino e i vasetti di marmellata nelle coperte. 

La Silvia che mi piacerebbe vedere più spesso usa i coltelli e le forbici solo per tagliare le verdure, mangia perchè ha fame e non per riempire un vuoto che poi diventa troppo pieno. Conta fino a dieci prima di arrabbiarsi o di piangere. Non elemosina la presenza degli altri come se fosse acqua nel deserto. Non decide di odiare le persone e di farne una ragione di vita.

La Silvia che spesso si assopisce e non si fa vedere è capace di vedere gli altri e accettarli per come sono, magari non sempre ma spesso, sempre più spesso. Ama e si lascia amare, accetta l'abbraccio di un'amica e il consiglio di un'altra. Cerca le risposte negli altri ma torna nella sua tana prima di decidere cosa è meglio per lei. Sogna e sogna e sogna, senza preoccuparsi se i sogni rasentano l'impossibile, sa che quello che riesce a immaginare può provare a ottenerlo.
Cade una volta ma sa che tutti cadono, e chi non si rialza non sta lottando abbastanza per essere felice.

Se potessi le darei un abbraccio, quello che in questo momento si aspetta ma che non arriva, che la fa sentire sola e vuota e senza senso. Perchè va bene essere esigenti e volere sempre il meglio, ma non si può sempre essere forti.
La guarderei negli occhi e le direi: " vai avanti così, che stai facendo bene", le prenderei una mano e gliela terrei fra le mie, per farle sentire che può rilassarsi un attimo.

Ti auguro, Silvia, una vita non lunga. So che non vuoi vivere a lungo, che hai questo costante presentimento che i tuoi anni siano contati. Ma so che non conta quanto si vive, conta come si vive. E allora ti auguro di vivere una vita piena di ricerca, piena di gioie semplici, piena di scoperte, piena di emozioni. Lasciati avvolgere da ognuna delle emozioni che proverai, se avrai voglia ne racconterai qualcuna su un palcoscenico, se vorrai di altre scriverai due righe. E se non avrai voglia di condividerle, tienile dentro di te come un tesoro degno del più ricco dei pirati.

La vita è bella e lo sai. C'è un tempo per piangere e un tempo per sorridere. Ma più spesso pianto e sorriso si intrecciano e si rincorrono su labbra incredule e stupite.


mercoledì 31 ottobre 2012

Illusion




Libera traduzione estemporanea. Uno dei pezzi più struggenti che io abbia mai sentito. Il video che posto qui sotto la rende ancora più struggente. Spesso ho pensato di creare una coreografia per questo pezzo, ma ad oggi non ho ancora avuto il cuore. Il testo parla da solo. E la musica dolce idem. Dolce e struggente.


I know it's hard to tell how mixed up you feel
Hoping what you need is behind every door
Each time you get hurt, I don't want you to change
Because everyone has hopes, you're human after all
The feeling sometimes, wishing you were someone else
Feeling as though you never belong
This feeling is not sadness, this feeling is not joy
I truly understand. Please, don't cry now

Please don't go, I want you to stay
I'm begging you please, please don't leave here
I don't want you to hate;
For all the hurt that you feel,
The world is just illusion, trying to change you

Being like you are
Well this is something else, who would comprehend?
But some that do, lay claim
Divine purpose blesses them
That's not what I believe, and it doesn't matter anyway
A part of your soul ties you to the next world
Or maybe to the last, but I'm still not sure
But what I do know, is to us the world is different
As we are to the world but I guess you would know that

Please don't go, I want you to stay
I'm begging you please, please don't leave here
I don't want you to hate for all the hurt that you feel
The world is just illusion trying to change you
Please don't go, I want you to stay
I'm begging you please, oh please don't leave here
I don't want you to change;
For all the hurt that you feel,
This world is just illusion, always trying to change you
 Per favore non te ne andare
Ti prego, non andartene da qui
Non voglio che tu provi odio
per quanto ti possa sentire ferita
 Il mondo è solo illusione, e cerca di farti cambiare



giovedì 25 ottobre 2012

Tempo

"Tempo
Comunque vadano le cose lui passa
E se ne frega se qualcuno è in ritardo
Puoi chiamarlo bastardo ma intanto è già andato

E fino adesso niente lo ho mai fermato
E tuttalpiù forse lo hai misurato"

Si, il tempo ti tira fuori gli insulti per quella sua smania di passare troppo, troppo in fretta. E la cosa sconvolgente è che il trascorrere di ore e minuti dipende in modo pauroso da quello che provi mentre il tempo passa, mentre sei occupato in quello che stai facendo. Se hai mille cose da fare e ti butti nel vortice in cui una dopo l'altra hai intenzione di farle tutte, non ti accorgi nemmeno che le lancette percorrono ineluttabili giri e giri... Quando hai una scadenza vorresti che il tempo si dilatasse a tuo piacimento, vorresti poterlo fermare qualche ora, e riprendere quando sai sicuro che riuscirai a fare tutto.

Oppure invece sembra fermarsi, quando stai male e devi comunque assolvere ai tuoi compiti, quando fai qualcosa che ti impiccheresti pur di non fare, anche quando stai con qualcuno di cui non ami fino in fondo la compagnia. Guardi l'orologio ogni due minuti, sperando che al posto di quei due minuti ne siano passati venti. E lì assimili il concetto di eternità.

sabato 13 ottobre 2012

Un anno fa

Qualche giorno fa, in macchina con Michi, sentiamo la radio, è l'anniversario della morte di Steve Jobs. Ci guardiamo con la stessa sensazione negli occhi che era ieri, ci diciamo: "Già un anno?". Ebbene sì, il tempo passa molto più in fretta di quanto non pensiamo.

E noi, Michi, dove eravamo un anno fa? Come stavamo? E io?

Un anno fa a quest'ora era passato da poco il primo weekend di tour con Amaya Dance Company di Manca Pavli e il suo "Infusion Project".Mi rivedo tesissima la sera della prima a Brescia, ricordo di avere ballato meglio di quanto non avessi sperato, ricordo l'emozione immensa di sapere le persone care sedute tra il pubblico, e ricordo un nodo in gola pazzesco al momento dei saluti e degli applausi. Serata davvero memorabile. Ce ne sono state parecchie dopo quella, di date, ma quell'emozione è stata diversa da tutte le altre. E per quanto io abbia sempre sostenuto e continui a sostenere che ogni volta che salgo su un palco è come se fosse la prima volta, e non c'è nulla di scontato o di più facile solo perchè lo hai fatto centinaia di volte, quella prima volta è stata magica e speciale. La ricorderò con amore per il mio entusiasmo candido e sincero.

venerdì 28 settembre 2012

Il mondo di Amélie

Oggi sono inversa. Mi sono alzata con una mal di testa che non ha voluto andarsene da ieri sera nonostante gli antidolorifici presi.Mi ha tenuto compagnia tutta la notte, ovviamente impedendomi di dormire bene,ed era così ingombrante che non saprei dire se occupava più spazio lui o Tigro sul mio cuscino (ogni tanto mi giro nel letto e il mio naso affonda nel nobile pelo di Tigro che si accomoda sul cuscino in tutta la sua elegante prestanza, ma meglio se sotto le coperte e con la testa sul cuscino - fa più umano). E' uno di quei mal di testa che decide da solo quando passare, di quelli che non riesci neanche a tenere gli occhi aperti, parlare ti scoccia e anche mangiare non è cosa molto gradita. Non mi resta che aspettare con pazienza che decida di interrompere la convivenza col mio cervello. Aspetterò pazientemente.

Intanto leggo "Duma Key" di Stephen King; non ho  ancora deciso se mi piace o no, nonostante abbia oltrepassato pagina 300.
E penso e ripenso che mi piacerebbe invece parlare della mia scrittrice preferita, una donna i cui libri sono tra i più rivoluzionari e insoliti che mi sia capitato di leggere. Pensando a lei, e a uno modo per descrivere i suoi libri, mi viene in mente il termine "disturbing", che potrei tradurre solo con una perifrasi del tipo "che provocano una reazione quasi disgustata" nel lettore.

Quando leggi Amélie Nothomb, non puoi non provare un senso di disgusto. Non puoi non essere almeno un minimo schifato. Perchè i suoi personaggi hanno caratteristiche mentali o fisiche che te li fanno diventare disgustosi, ti fanno arricciare il naso. Il che non avrebbe senso se tali personaggi rimanessero disgustosi e basta. Hanno invece una forte componente di fascino, di attrattiva. Forse proprio perchè abbiamo bisogno di soddisfare il nostro gusto dell'orrido, dell'inconsueto, del poco normale. Forse perchè sono i difetti portati all'esasperazione che ci provocano un senso profondo di interesse.

lunedì 24 settembre 2012

La vita è bella

Ieri pomeriggio ero alla presentazione di una delle scuole dove insegno a partire da questa settimana. Ho rivisto colleghe dello scorso anno e qualche insegnante nuovo di quest'anno. Mi sono esibita, ho speso due parole sullo stile di danza che insegno, invitato chi era presente a venire alla lezione di prova, e poi mi sono fermata a guardare qualche altra presentazione.

Ho fatto due chiacchiere con un paio di potenziali nuove allieve, e con una delle mie dello scorso anno. Mangiato una fetta di torta cioccolato e pere fatta da qualcuno che ringrazio, e una dozzina di fette di pane integrale con i semi, mostruosamente buono, portato da qualcuno che ringrazio veramente di cuore.

Mi sono poi avviata verso l'uscita, e ho guardato il cellulare. C'erano due whatsapp del mio fidanzato. Trattavasi di due foto dei miei batuffoli sul divano, accoccolati uno vicino vicino all'altro. L'immancabile sorriso è comparso sulle mie labbra,e ho avuto voglia di teletrasportarmi a casa.
Sono salita in macchina, messo su un paio di pezzi su cui sto studiando delle coreografie, visualizzato qualche sequenza, e sono arrivata a casa.

Quando sono entrata, nessuno è arrivato ad accogliermi (di solito la Frida vorrebbe fiondarsi fuori dalla porta). Erano tutti sul divano. Tigro non ha neanche aperto gli occhi, è rimasto nella sua posizione appallottolata. Frida ha sollevato il musetto e mi ha guardata con gli occhietti assonnati, aperti solo a metà.
Ho guardato Michi, gli ho dato un bacio, preso il mio posto sul divano e pensato che la vita è bella.